Scuola: contaminare coding e humanities

GitHub, come molti sanno, è la piattaforma più usata al mondo per progetti collaborativi di sviluppo software e non solo, nata dall’innesto del modello “social network” su un motore semplice e sofisticato al tempo stesso (il progetto git, parto geniale di Linus Torvalds).

Ora, e ce lo aspettavamo, le economie emergenti stanno facendo leva senza risparmio sulle competenze digitali e sui modelli collaborativi, come strumento per aggredire la dominanza occidentale in ambito tech e più in generale nei settori avanzati dell’economia. È quanto emerge proprio da un report annuale pubblicato da GitHub. La stessa composizione dell’utenza sta cambiando, con una nettissima crescita dell’uso della piattaforma tra studenti e docenti.

L’Italia da questo punto di vista purtroppo non brilla. Ma credo sia un errore leggere la questione alla luce della solita dicotomia cultura scientifica/cultura umanistica. Non c’è contrapposizione tra le due culture, ma contaminazione: il sapere umanistico, quello scientifico e quello tecnico si completano a vicenda, fondano un sistema integrato di atti cognitivi e sono tutti e tre indispensabili per una vita civile consapevole.

Il problema è che stavolta il classico cambio non solo di paradigma, ma generazionale serve davvero, perché purtroppo di docenti in grado di destreggiarsi con i nuovi linguaggi e i nuovi modelli di costruzione del sapere temo ce ne siano davvero pochi in giro.

Alzi la mano chi, tra i docenti delle nostre scuole secondarie, saprebbe guidare i suoi studenti nella costruzione di un elaborato che metta insieme ricerca scientifica, padronanza della lingua e coding/manipolazione dei dati per esaminare criticamente il piano vaccinale per il Covid-19 in Italia, tanto per fare un esempio?

Le parole-chiave sono competenza, collaborazione, contaminazione. Aprire i saperi, combattere il nozionismo e abbattere certi polverosi feticci della nostra scuola sono le priorità.

Pubblicato su Eventual Consistency