Bonus vacanze e digitalizzazione

Bonus vacanze: dei 2,4 miliardi di euro stanziati ne sono stati spesi solo 200 milioni e appena l’8% è giunto nelle casse di albergatori e stabilimenti balneari. Troppo poco per rilanciare il comparto ma soprattutto troppo poco per gli italiani.

Voci critiche si chiedono se abbia avuto davvero senso vincolare la richiesta del bonus all’uso dell’app IO e dell’identità digitale SPID, verosimilmente al fine di far decollare la penetrazione di servizi pubblici la cui adozione, non dimentichiamolo, entra nel calcolo degli indici DESI.

Le stesse voci si chiedono anche se fare “nudging” di una public policy così pesantemente, senza che nessuno si preoccupi di verificare se poi gli italiani siano davvero in grado di utilizzare i servizi offerti o se invece l’Italia continui a restare fieramente sul podio tra i Paesi europei con più analfabetismo digitale, non sortisca due effetti avversi.

Uno, che a usufruire del servizio siano soltanto le classi più scolarizzate, e quindi anche (nel caso del bonus de quo) quelle che meno ne avrebbero bisogno. Tradotto, digitalizzazione come generatore di disuguaglianza.

Due, che il gap tra l’indice DESI che misura il livello di penetrazione dei servizi pubblici digitali e quello che misura la capacità di utilizzarli continui ad allargarsi. Tradotto, una ricetta per il disastro.

Per portare la primizia al mercato e venderla più cara, ci racconta Pirandello ne Il fu Mattia Pascal, i contadini colgono i frutti, mele e pesche e pere, prima che sian venuti a quella condizione che li rende sani e piacevoli, e li maturano loro a furia d’ammaccature.

Pubblicato su Eventual Consistency