La confusione sull’introduzione del pensiero computazionale nelle scuole è grande. Non so se dipenda dalla storicamente scarsa dimestichezza della cultura italica con la parte logico-matematica del nostro cervello (e della storia del pensiero), da un magari in buona fede ma maldiretto tentativo di colmare il distacco con altri popoli, o dalla scarsa disponibilità di docenti abbastanza preparati e abbastanza coraggiosi da saper affrontare un cambio di paradigma che comunque non è più rimandabile.
Repetita iuvant
Su Immuni l’approccio del governo continua a essere troppo cauto.
Nei luoghi di lavoro, a scuola, negli uffici pubblici e sui mezzi di trasporto Immuni deve essere obbligatoria. La puerilità, o meglio il secondo-finismo di certi maganzesi, di certi faccendieri travestiti da paladini del diritto che hanno lavorato di fake news per affossarne il progetto (come se avessimo alternative) rischiano, con il crescere dei contagi, di costarci caro. Ricordiamoci che l’unica differenza tra le settimane che hanno preceduto il lockdown e questo scorcio di fine agosto è la nostra capacità di tracciare e circoscrivere i focolai.
Poi (ma questa è preoccupazione di chi è abituato a pensare l’Europa come un tutt’uno) ci sarebbe anche da lavorare concretamente a un’integrazione transfrontaliera degli strumenti digitali di contact tracing. Ma iniziamo dalle basi.
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