La confusione sull’introduzione del pensiero computazionale nelle scuole è grande. Non so se dipenda dalla storicamente scarsa dimestichezza della cultura italica con la parte logico-matematica del nostro cervello (e della storia del pensiero), da un magari in buona fede ma maldiretto tentativo di colmare il distacco con altri popoli, o dalla scarsa disponibilità di docenti abbastanza preparati e abbastanza coraggiosi da saper affrontare un cambio di paradigma che comunque non è più rimandabile.
Innovazioni a metà
In Italia è possibile costituire startup innovative con una procedura completamente online e senza passare per un atto pubblico, cioè senza servirsi di un notaio. Fantastico. Peccato che le startup innovative siano una goccia nell’oceano: poco più di 10 mila a inizio 2020.
Perché non estendiamo la procedura telematica quanto meno alle SRL ordinarie? In UK un servizio meravigliosamente comodo del Companies House, il registro imprese, permette di incorporare una limited company in meno di mezz’ora, non importa in quale parte del mondo si sia e con un costo fisso di 12 pound.
E noi, riusciamo per una volta a non fare le cose a metà? Riusciamo a non innovare soltanto marginalmente, a dismettere cerimoniali e procedure degni dei Borboni, a trasformare lo Stato in un sostegno all’iniziativa imprenditoriale dall’antagonista che nonostante tutto continua ad essere?
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