La confusione sull’introduzione del pensiero computazionale nelle scuole è grande. Non so se dipenda dalla storicamente scarsa dimestichezza della cultura italica con la parte logico-matematica del nostro cervello (e della storia del pensiero), da un magari in buona fede ma maldiretto tentativo di colmare il distacco con altri popoli, o dalla scarsa disponibilità di docenti abbastanza preparati e abbastanza coraggiosi da saper affrontare un cambio di paradigma che comunque non è più rimandabile.
Aprite i dati
Se i dati sono aperti, come in questo caso quelli messi a disposizione dalla Presidenza del Consiglio attraverso un repository GitHub, bastano poche righe di codice per estrarre informazioni, fare analisi, simulare scenari.
E per coinvolgere nel processo decisionale osservatori indipendenti, comunità di ricercatori e cittadinanza attiva. Affinché errori reiterati e vergognosi come quello sui dati dei contagi in Lombardia non si ripetano mai più.
Non è “roba da nerd” e non è populismo, ma consapevolezza e quindi democrazia. Permettetemi di sognare un mondo in cui matematica, statistica e coding siano come leggere, scrivere e far di conto nelle scuole dei nostri nonni.
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