La confusione sull’introduzione del pensiero computazionale nelle scuole è grande. Non so se dipenda dalla storicamente scarsa dimestichezza della cultura italica con la parte logico-matematica del nostro cervello (e della storia del pensiero), da un magari in buona fede ma maldiretto tentativo di colmare il distacco con altri popoli, o dalla scarsa disponibilità di docenti abbastanza preparati e abbastanza coraggiosi da saper affrontare un cambio di paradigma che comunque non è più rimandabile.
Personalmente non sono mai stato contrario a che decisioni cruciali per la vita del Paese vengano affidate al voto su una piattaforma di democrazia partecipativa (è anche un concetto non estraneo al pensiero di Rodotà, se vogliamo, pur con tutti i necessari distinguo).
GitHub, come molti sanno, è la piattaforma più usata al mondo per progetti collaborativi di sviluppo software e non solo, nata dall’innesto del modello “social network” su un motore semplice e sofisticato al tempo stesso (il progetto git, parto geniale di Linus Torvalds).
Acclamare l’avvento messianico delle competenze come se fossero il contrario esatto della Realpolitik nostrana, anzi della politica tout court, lo trovo un segnale di debolezza intellettuale ancora più preoccupante dell’avallo populistico delle incompetenze.
Quello che era nato come un foglio di appunti digitale per una prima analisi dei dati aperti sul piano vaccinale Covid-19 messi a disposizione dalla Presidenza del Consiglio diventa, con un minimo di struttura in più, l’embrione di un “pacchetto” Python disponibile con licenza open e riutilizzabile/estendibile da chiunque.
Colgo l’assist di un’intervista di Gabriele Carrer a Stefano Mele per Formiche e chiedo al costituendo governo un impegno a dare la massima priorità all’innovazione e alla trasformazione digitale. Stavolta la partita non può giocarsi soltanto su MEF, Esteri, Interni e Giustizia, con una spolverata di incarichi di secondo piano distribuiti pro forma. Se è vero che mandato e autorevolezza consentono a Draghi di accantonare le storiche fisime a sinistra (digitalizzazione = perdita di posti di lavoro) e a destra (digitalizzazione = stato più forte), se non altro come contropartita per aver accettato un incarico così spinoso, allora è il momento di fare sul serio.
Qualche minuto di lavoro in più basta per trasformare le poche righe di codice scritte ieri per accedere ai dati aperti sui vaccini pubblicati dalla Presidenza del Consiglio in un mini-modulo Python riutilizzabile. A disposizione su GitHub con licenza open.
Ma dico. Esiste finalmente una piattaforma che può e deve diventare il punto unico di accesso a tutti i servizi digitali della pubblica amministrazione, una piattaforma che rispetto al livello medio dell’informatica pubblica è oro. Esiste l’app IO, ben disegnata, scalabile, open source, sicura.
Se i dati sono aperti, come in questo caso quelli messi a disposizione dalla Presidenza del Consiglio attraverso un repository GitHub, bastano poche righe di codice per estrarre informazioni, fare analisi, simulare scenari.
La giornata della memoria non è un’occasione per pulirci la coscienza o per fare virtue signaling.
Huawei diventa il primo contributor del kernel Linux per numero di changeset (1434 nella release 5.10), e il secondo per numero di righe di codice (41049) subito dopo Intel.
Su poche cose ho una convinzione più solida che sulla necessità di rafforzare la struttura economica e monetaria dell’Unione Europea e nello stesso tempo la competività e la posizione internazionale dell’euro.
After staying mouth agape yesterday as an eccentric mob stormed the US Capitol, unionizing Google would make the perfect atonement (as far as Masse und Macht goes, at least).
No, non esistono gerarchie di fronte alla morte, ma uno Stato che non fa scudo a chi, per il ruolo che incarna, decide di mettere davanti al proprio interesse e alla propria vita l’imperativo categorico della legalità, è uno Stato impotente o complice.
Riflettevo che non c’è nulla di più diseducativo, di più castrante di quell’ultima thule dell’insegnamento della matematica nei licei italiani: il famigerato studio di funzione. Un campionario di eccezioni, cavilli, casi particolari che riempiono di autentico nulla la testa degli studenti.
Václav Havel was not only a hero of democracy, the prime mover behind the Velvet Revolution and the true father of the Czech Republic.
Albeit being myself an agnostic, I find it most inspiring that Pope Francis’ lastest encyclic, Fratelli Tutti, explicitly quotes Ahmad al-Tayyeb whilst at the same time addressing some of the most striking aporias of the digital age.
Après plusieurs mois d’intenses négociations, il semble que la coalition Vivaldi commence à voir la lumière.
In Italia è possibile costituire startup innovative con una procedura completamente online e senza passare per un atto pubblico, cioè senza servirsi di un notaio. Fantastico. Peccato che le startup innovative siano una goccia nell’oceano: poco più di 10 mila a inizio 2020.
Non è paradossale che quella parte dell’opinione pubblica che ha difeso il NO come presidio di democrazia non riesca ad accettare l’esito di un referendum che è esercizio di quella stessa democrazia da parte del popolo sovrano?
During her address at the State of the Union 2020, President Ursula von den Leyen has put forth that the Commission will go to great lengths in order to support Member States in setting up a framework for minimum wages, probably through collective bargaining.
Più vado in giro, più mi convinco di una cosa. La celebrata familiarità dell’italiano medio con la buona cucina è una solenne fake news.
La bellezza e l’arte sono zone femminili dello spirito. L’arte è femmina ed è l’uomo che la fa e la plasma. I maschi se potessero decidere starebbero sempre in mezzo alle femmine e quindi la disparità di genere esiste per colpa delle rivalità femminili.
Il capitale sociale ha tante facce.
Ma quanto riesce a rappresentare questa nuova Italia il Festival della Bellezza di Verona? Tanto, tanto.
Con la solita amica (quella con cui domenica scorsa parlavamo dell’insegnamento del greco) si discuteva ieri del livello infimo della conoscenza dell’inglese da parte degli italiani.
Bonus vacanze: dei 2,4 miliardi di euro stanziati ne sono stati spesi solo 200 milioni e appena l’8% è giunto nelle casse di albergatori e stabilimenti balneari. Troppo poco per rilanciare il comparto ma soprattutto troppo poco per gli italiani.
Come contrastiamo la crescita delle big tech, si chiede Grillo? Quelle stesse big tech che oggi valgono più dell’intero mercato azionario europeo?
Tre capisaldi della lotta alla Covid:
Let this not be taken as an inclination to enroll him in my private Pantheon, but I hereby declare that I would pay to boast in my late thirties as little as one tenth of Warren Buffett’s stamina today. And he just turned ninety.
Si discuteva con un’amica se abbia tuttora senso lo studio del greco nelle scuole italiane. Per chi non lo sapesse, siamo tranne eccezioni marginali l’unico Paese in Europa in cui questa materia è parte di un programma di studio non universitario: neppure in Grecia studiano il greco antico alle superiori.
Behind this outrageous inability to understand why a blackface is a huge no-no, there lies that very same self-deceptive narrative which depicts Italians as brava gente (decent people) and has proven useful in dismissing as hullabaloo the Italian fascist genocide in Ethiopia, exactly as it continues to prove an ace up Italy’s sleeve when international criticism over caporalato (illegal recruitment of migrants bordering on slavery) and systemic racism has to be dodged away.
Su Immuni l’approccio del governo continua a essere troppo cauto.
Travelling or relocating across our continent is the most brutal way to realise that a united Europe, in the true meaning of the word, does not yet exist.
Non è meraviglioso assistere alle contorsioni di un pensiero che si sforza di tradurre un mondo in evoluzione negli schemi obsoleti a cui è abbarbicato?
The pandemic has unleashed (or should I say rekindled) a massive conflict between generations. On the one hand, the Covid-19 is incomparably more threatening for the elderly, on the other it is the youngest who will pay, far and away, the highest price, due to a public debt looming larger and larger ahead, a plummeting job market and a long-lasting disruption in essential services like basic education. By the way, the latter has been out of order for several months on end in Italy, with no certainty as to its getting back in business.
It used to be our creed, but now it is over. It is high time for us to ditch the narrative, half naive half downright brown-nosing, whereby the multinationals of the digital revolution are perfect creatures built by enlightened geniuses. Big techs, indeed, almost invariably build their fortunes much more on the inadequacy of regulations, on unfair tax regimes, on financial unscrupulousness and on the global scale on which they operate (and on which politics is unable to be of any efficacy) than on bona fide innovation. It is not for their (albeit brilliant) AI algorithms that Uber and Lyft dominate the market, but because they have been able to exploit the gray areas in national legislation and to cut costs on the management of the working force. Gig operators were hailed as novel entrepreneurs but were, in fact, devoid of any protection and entirely depending on customers’ reviews and petty nuisances: in a word, the very parody of the American dream.
«Mums will fight for the freedom of their children. No masks no disgusting vaccines no distancing no microchip no fear!»
Io l’avevo scritto tre giorni fa, lo ribadisce Federico Fubini oggi sul Corriere: peggio dei parlamentari che chiedono il sussidio di emergenza c’è soltanto la direzione antifrode INPS che senza averne alcun mandato è andata a fare le pulci a posizioni eticamente deprecabili quanto si vuole, ma legalmente ineccepibili, peraltro con un tempismo che chiamare sospetto è ancora troppo poco.
Sul taglio dei parlamentari non mi pronuncerei se non fossi chiamato, da cittadino italiano, a scegliere. La battaglia sui costi della politica non mi ha mai appassionato: preferisco parlare di efficienza della politica, cioè del rapporto tra costi e benefici. Tagliare i costi tanto per punire la casta non è buona amministrazione: è concessione alla visione di brevissimo termine, è populismo.
«June 2021. The world has been in pandemic mode for a year and a half. The virus continues to spread at a slow burn; intermittent lockdowns are the new normal. An approved vaccine offers six months of protection, but international deal-making has slowed its distribution. An estimated 250 million people have been infected worldwide, and 1.75 million are dead.»
This picture is tell-tale.
With a tech-corporate culture fraught with Move-Fast-and-Break-Things innuendos, it comes as no surprise that being «imbued with the power and confidence» that you can do no wrong is highly rewarded. And it is a boy’s thing, or at least this is what the NYT believes: «it’s almost always a him», quoth the journalist, who happens to be a she.
Affirmer que la ville de Bruxelles connaît une transmision plus vive du virus, comme Le Soir se prende en charge de nous informer, équivaut bien évidemment à dire qu’il faut integrer le modele belge de bulle sociale (combien des personnes puis-je fréquenter) avec une plateforme numerique des traçage des contacts.
As the pandemic rears its ugly head again and again, we might find ourselves forced to stay at home longer than we expected to. Thus, it is key for our mental health to strike a balance between a fully-fledged “social onlife” and our natural tendency towards isolation and self-sufficiency — a behavioural bias that humans have somehow embedded at least as much as they depend on social skills, but which, although healthy if indulged in with awareness, might jeopardise the natural process of growth which happens through constant (not necessarily physical) interaction with others. If listened carelessly, the enchanting song of our inner self is capable of leading us astray.
Strolling around in Brussels is a must-do when the sun shines (which should never be taken for granted).
La vittoria di stamattina è una vittoria dell’idea di Europa, che non è la troika della vulgata sovranista ma un organismo vivo in grado di superare le fisiologiche tensioni tra le sue parti in nome di un interesse comune, che sa che la sopravvivenza dell’insieme è affidata alla sopravvivenza di tutte le sue parti.
Torno sulla vicenda Immuni in questo spensierato pomeriggio domenicale, ormai senza il rischio di attirarmi accuse di partigianeria visto che i riflettori sono ormai altrove. Scopriremo nei prossimi mesi se abbiamo tra le mani uno strumento di qualche utilità oppure ci saremo soltanto esercitati nella dote che noi italiani possediamo in sommo grado, quella della polemica.
La natura profonda dell’età digitale, la cybersecurity, qualche volta torna in grande stile alle luci della ribalta.
La legislazione sulla privacy si avvia a diventare un tema di complessità crescente, con soggetti sovrani in giro per il mondo che varano i loro strumenti normativi. Dopo il GDPR ed il California Consumer Privacy Act (CCPA), è la volta del Brasile con la Lei Geral de Proteção de Dados Pessoais (LGPD) che entrerà in vigore (presumibilmente) il prossimo 16 agosto, mentre è ancora da stabilire la composizione della Autoridade Nacional de Proteção de Dados (ANPD). E altri seguiranno.
Sinceramente non nutrivo false speranze sull’esito del secondo turno delle presidenziali in Polonia. Benché risicata, la vittoria dell’ultra-conservatore Andrzej Duda era prevedibile. Sono troppi i fermenti reazionari che il Paese da anni si porta dentro, senza riuscire ad espellerli ma anzi scoprendosi esso stesso terreno di coltura, soprattutto ad est. Democrazia fortemente a rischio, pressioni del governo sulla magistratura, negazionismo, culto della famiglia e dei ruoli tradizionali, anti-europeismo urlato in tutte le salse: questi i tetri KPI del nuovo mandato presidenziale.
Il dibattito su Immuni, al quale da cittadino non ho voluto sottrarmi, mi è sembrato di grande interesse, e vi dico perché: è la prima volta che in Italia ci si accapiglia con tanta virulenza sui destini di una piattaforma digitale. E non vale dire che in realtà Immuni è il pretesto, che si parla di altro, che siamo nel mezzo di una battaglia politica: perché comunque anche questo non era mai successo, che il terreno o il pretesto dello scontro politico fossero il digitale.
Tra i miei rimpianti c’è quello di non averlo conosciuto di persona.
In questi giorni i rigurgiti di incultura toccano nuovi apici.
Quello in figura è il numero di indirizzi Bitcoin attivi a livello mondiale. È chiaro che lo spazio per un mercato di monete digitali esiste. Un mercato in grado magari di superare attraverso prodotti rivolti a segmenti di clientela specifici i limiti di Bitcoin stesso: tracciabilità, rischio elevato connesso alla perdita delle chiavi crittografiche, energivorità, governance.
La storia è tale in quanto abbatte le statue e dimostra come i feticci siano appunto feticci, non valori intoccabili. La civiltà vuole sempre una sua pars destruens.
Your typical Italian tech webzine is a very traditional product: articles are just text with a few images, with a complete lack of interactivity. No data journalism or coding journalism, no ability for readers to provide additional content or editing, no OSINT, even comments are sometimes not allowed. Let alone more exotic stuff like web 3.0 or augmented reality. Why?
Non facciamo gli ingenui. Sala non crede veramente che lo smart working sia un dolce far niente 4.0.
Un documento di 32 pagine scritto da 30 esperti in 514 giorni (dal 21 gennaio 2019 a oggi), meno di una parola al giorno per esperto: è la meditatissima strategia italiana su blockchain e DLT messa oggi (e fino al 20 luglio) in consultazione pubblica dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Il fatto paradossale è che quegli Stati che hanno optato per un sistema di tracciamento indipendente dalla soluzione Apple/Google (come il Regno Unito e la Francia) stanno di fatto costruendo piattaforme molto più centralizzate, più fragili, più invasive e più lesive della privacy. Oltre che non interoperabili e quindi inadatte a contrastare una pandemia che non si ferma certo alle frontiere.
Il piano Colao, con tutti i suoi difetti (tra i quali però non vedo traccia di digital washing, vivaddio), è comunque una miniera d’oro perché delimita il territorio e pone una serie di quesiti non semplicemente tecnici o economici, ma “politici”:
— Le statue sono fatte per essere abbattute.
Gazzettieri che si lamentano di una disinformazione pervasiva che essi per primi contribuiscono a diffondere. Che non hanno capito che NON stanno recensendo una dating app (“a fine giornata zero notifiche, eppure è stato un lunedì ricco di contatti”: ma seriamente?). Che per quanto i social ci abbiano assuefatto a quella micro-scarica di adrenalina che chiamiamo notifica, con l’exposure notification la normalità è l’ASSENZA di notifiche.
La via italiana al 5G: da un lato il piano Colao che propone di riportare (in rialzo) ai limiti europei i livelli di emissione consentiti, riducendo quindi il numero di stazioni radio con un impatto positivo su costi, anche a carico dello Stato, e ambiente. Dall’altro l’amara realtà: i sindaci italiani che hanno firmato ordinanze “contro” sono oltre mezzo migliaio.
CI SIAMO SBAGLIATI: perché l’app Immuni sia efficace non serve che la usi il 60% degli italiani (inclusi bambini e anziani: obiettivo in pratica irraggiungibile), ma anche percentuali di molto inferiori generano un effetto positivo.
La storia si fa mescolando, contaminando, riscrivendo, distruggendo. Abitiamo uno spazio popolato di segni che rimandano ad altri segni in un gioco di specchi (o in un grafo) vertiginosamente profondo, e manipolare, editare questi segni è il nostro modo di lasciare tracce. Il gesto che oblitera la storia è storia a sua volta: il miliziano che annienta il tempio di Baalshamin a Palmira, il contestatore che insanguina la statua di Colombo (à la Hermann Nitsch), il duce che a Roma smonta e rimonta i fori come un Lego e smonta definitivamente la Spina di Borgo sono tutti da questo punto di vista uguali, tutti agenti ideologicamente motivati che agiscono su segni a loro volta ideologicamente connotati, cioè su simboli. Non parliamo di furia iconoclasta, non parliamo di barbari: parliamo di CTRL + C, CTRL + V, CTRL + X. Poi c’è la musealizzazione, ma quella tenetevela pure. A me i simboli interessano in quanto non “in sola lettura”, non eternamente uguali a sé stessi: guardate che pure Cesare Brandi parla di una ricreazione o riconoscimento, senza il quale l’opera d’arte (lui pensava all’arte, d’accordo: ma vale a prescindere) è opera d’arte solo potenzialmente, cioè “non esiste che in quanto sussiste”.
Gli indici DESI (Digital Economy and Society Index), quelli che misurano la digitalizzazione degli Stati Membri dell’EU, sono il classico esempio di competizione virtuosa nella quale però l’Italia continua non solo a restare al palo, ma a peggiorare di anno in anno. Abbassando la media EU e a solo tre posizioni dall’ultima, un gradino appena sopra Bulgaria Grecia e Romania. Bene soltanto la strategia 5G, l’offerta di servizi pubblici digitali e qualcosina sugli open data.
Risposta ufficiale dal Ministero della salute: nessun obbligo per chi riceva notifica su Immuni di comunicarlo all’autorità sanitaria.
Ai microfoni di Radio Cusano Campus ho raccontato le mie impressioni su Immuni: app e sistema di backend (quello che colloquia con il Servizio Sanitario Nazionale) sono fatti bene sia in termini di design che di implementazione, e l’attenzione alla privacy e alla sicurezza c’è indubbiamente stata. Dall’estero del resto ci seguono con grande attenzione non solo perché siamo stati quasi i primi in Europa a deployare un servizio completo di exposure notification, nonostante le API BLE di Google e Android su cui Immuni si appoggia fossero state rilasciate solo pochi giorni prima, ma anche perché il risveglio del dibattito pubblico che Immuni ha innescato fa in un certo senso da controcanto alla compressione di diritti che abbiamo subito durante il lockdown.
La MIT Technology Review, pubblicazione di statura globale su innovazione e tecnologia, inizia a tracciare le app di tracciamento, questi nuovi ingombranti “segni” del nostro landmark digitale.
Immuni non gira su tutti i dispositivi (per politica commerciale o necessità tecnologica decisa dai soliti Apple e Google), non tutti hanno o sanno usare uno smartphone (curioso accorgersene ora, in un Paese in cui di smartphone ce ne sono quasi 45 milioni e in cui ogni famiglia possiede mediamente 4,6 dispositivi di vario genere), poi c’è l’obsolescenza programmata e c’è il free rider e il complottista che se ne fregano e non installano un bel niente.
Una settimana fa Open mi intervistava come presidente di Eutopian per qualche insight sull’architettura di Immuni. Al momento dell’intervista l’app non era ancora disponibile e abbiamo dovuto basarci esclusivamente su quanto era dato prevedere dal codice sorgente e su semplici esercizi di data journalism (una query dig, una ricerca su whois fatti da mobile con Termux, per gli appassionati).
Sì, ho installato Immuni. Per dovere di cronaca ho installato anche StopCovid, la sua omologa francese. E sì, le due app possono convivere sullo stesso dispositivo (funzionando correttamente entrambe) perché si basano su due approcci completamente diversi.
La Belgique opte pour une application traçage des contacts, ou contact tracing (ou encore mieux exposure notification) que sera basée sur une approche décentralisée. Selon L’Écho et De Tijd le coup d’envoi surviendra au cours de l’été — beaucoup plus tard que en Italie ou en France. Le groupe de travail interfédéral entend « reprendre 80 % du travail » de la Suisse et de l’Autriche (et de façon implicite de l’Italie, avec son application Immuni).
Se proprio vogliamo dar spazio alle impressioni personali, la mia è che l’indignazione de populo (slacktivism si dice ancora?) su Immuni non abbia niente a che vedere né con la preoccupazione sulla privacy né con il digital gap né con la resistenza alla novità e neppure con i vari bizantinismi sulla procedure di appalto o con la governance della sanità pubblica.
A leggere le ragioni dei paladini di Immuni e quelle dei detrattori, una cosa salta subito all’occhio: i dibattiti tra vaccinisti e no-vax erano la scuola di Atene, al confronto.
- Accessibilità, linguaggio e grafica meno gender-specific, localizzazione nelle principali lingue parlate dalle minoranze etniche in Italia.
- Una responsible disclosure policy, vale a dire un canale sicuro che permetta a chiunque (ad esempio, un ethical hacker) scopra vulnerabilità nell’app o nei servizi di backend di comunicarli ai responsabili dello sviluppo senza che vengano a conoscenza di malintenzionati.
- Interoperabilità con gli analoghi servizi almeno across the EU. L’eHealth Network, organismo che riunisce i servizi sanitari degli Stati Membri, aveva già adottato un toolbox il 15 aprile e poi delle linee guida per l’interoperabilità il 13 maggio, ma dovremo attendere verosimilmente metà luglio/agosto per qualche risultato in questo senso.
- Integrazione con i servizi sanitari regionali. Questo è chiaramente un tema di governance della sanità pubblica, da cui ovviamente dipende l’efficacia dello strumento. Qui bisogna fare i conti con le complessità inerenti al Titolo V. Azzardo un’ipotesi: se la riforma costituzionale del 2016 fosse passata ci ritroveremmo uno Stato con legislazione esclusiva nel «coordinamento informativo statistico e informatico dei dati, dei processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche dell’amministrazione statale, regionale e locale» (grazie all’emendamento proposto da Quintarelli), dunque più agile nella gestione di una piattaforma digitale che attraversa i confini regionali.
- Infine, permettetemi una provocazione, ma fino a un certo punto: l’obbligatorietà.
La mappa del referendum del ’46 ricalca in modo pressoché perfetto la mappa di qualsiasi altra disuguaglianza italiana in questo scorcio di 2020, dalla distribuzione del reddito al coefficiente di Gini all’HDI agli indici DESI regionali a, per dirne un’altra, le donazioni di sangue che rappresentano un ottimo proxy del capitale sociale. E ricordiamoci che, come ha mostrato Michael Marnot, questi indici sono tutti correlati alla sanità pubblica intesa come piattaforma in grado di garantire un certo livello di aspettativa di vita.
Altri l’hanno detto meglio, ma lo sto sperimentando anch’io: se c’è una cosa che emerge con violenza in questa post-pandemia è che l’unica risposta di fronte a qualsiasi informazione proveniente dalla rete è la sospensione del giudizio, l’epoché, lo scetticismo. Già l’espressione post-pandemia è di un’ambiguità disarmante. Fabio Chiusi qualche giorno fa ha scritto di non credere più in assolutamente nulla di quanto legge, a prescindere dalla fonte: a me è rimasta la certezza che con l’accelerata nell’onlife, il fast-forward dei processi storici (la citazione è del solito Harari) la post-verità non è più un predicato delle patologie dei processi informativi e comunicativi, ma una caratteristica strutturale del tessuto stesso dell’infosfera. Tanto più quanto più l’informazione e la comunicazione sono suffragate da dati esibiti a piene mani: perché ci sono molti modi per far dire ai dati quello che si vuole. O per trasformarli in strumento di confusione anziché di trasparenza.
Pezzo dopo pezzo il quadro si completa. Tre ore fa il codice sorgente dell’app Immuni pubblicato su GitHub sotto licenza libera si arricchiva del backend. Scritto bene? Scritto male? È in grado di fare quello che ci hanno promesso? Il codice è là, a disposizione di chiunque voglia esaminarlo o, meglio ancora, dare una mano a migliorarlo.
Sto notando una cosa. Il salto quantico che stiamo vivendo, il fast forward nell’età virtuale che il virus ci sta bene o male costringendo a fare ha scatenato un’imponente reazione immunitaria nell’organismo invecchiato del nostro Paese. Va detto che le giravolte del governo sull’app Immuni e le alzate d’ingegno su braccialetti elettronici (e perché no, chip sotto pelle) per allevare giovani sorvegliati di certo non aiutano.
Nel mondo digitalizzato post-pandemia la sicurezza dovrebbe essere la prima preoccupazione di ogni fornitore di servizi. E nel 2020 diamo per scontato che una connessione web sicura sia imprescindibile, e il protocollo HTTPS ubiquo, una commodity come l’accesso stesso a internet. Soprattutto se parliamo di servizi pubblici, magari di portali online di amministrazioni centrali dello Stato che peraltro ricadrebbero anche nel perimetro di sicurezza cibernetica.
Devo dire che lo shitstorm su Silvia Romano non mi sorprende. Ma la colpa io non la darei ai social, rei di aver eretto un palcoscenico ai molti imbecilli che prima dovevano accontentarsi del bar sotto casa (il che non significa che i social non abbiano la loro parte di responsabilità, visto che sull’odio online ci hanno costruito il business). Anche perché quegli stessi social, usati come si deve, mi tengono in contatto quotidiano con le menti più brillanti in circolazione e con fonti di informazioni di prima mano.
Un Paese che pretende di imporre a una donna come dovrebbe vestirsi e in cosa credere, che ciancia di conversione all’Islam anziché di adesione all’Islam come se un’italiana potesse fare quella scelta soltanto come abiura di una fede naturaliter implicita nell’italianità (quella cattolica, presumo), come se l’Islam in sé fosse qualcosa di talmente alieno da un “noi” che la libera decisione di aderirvi si può concepire soltanto come una specie di sindrome di Stoccolma.
Ditemi se nel 2020 dobbiamo ancora sdilinquirci a celebrare una ricorrenza che imprigiona le donne in un ruolo istituzionalizzato fuori dal quale (perché questo è il sottinteso) esse sono incompiute o degeneri. In un Paese, per di più, che è tuttora imbevuto di una religiosità secondo la quale la donna avrebbe dignità solo in quanto madre, e che declina la divinità invariabilmente al maschile patriarcale.
Questa, trasformata in nuvola di parole, è la lettera che Brian Chesky, CEO di Airbnb, invia ieri ai suoi dipendenti. Di 7500, 1900 verranno mandati a casa. È prevista una buonuscita, naturalmente: 14 settimane di paga base più una settimana per ogni anno di anzianità. E il portatile aziendale da portarsi via.
Aridaje, dicono a Roma. Su Repubblica un Riccardo Luna fuori controllo vuol provare a spiegare “ai decisori politici” qualcosa che lui per primo o non ha capito, o fa finta di.
La Cina, dice il Guardian, avrebbe iniziato a sperimentare una valuta elettronica, la e-RMB, in diverse città la cui popolazione messa insieme sfiora quella italiana: Shenzhen, Suzhou, Chengdu, così come la nuova area a sud di Pechino (Xiong’an), e altre aree che ospiteranno alcuni degli eventi per le Olimpiadi invernali del 2022.
L’International Labour Organization celebra oggi la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Una sicurezza che nei prossimi mesi sarà messa a rischio come mai prima. Sia per il rischio oggettivo di contagio, sia per l’enorme fragilità che la COVID-19 ha iniettato nel nostro sistema produttivo.
Upon a quiet Sunday afternoon, midway into the Italian lockdown, I sat down and knocked out, in hardly more than a couple of hours, a pretty simple Python module to talk to the Application Programming Interface put forth by the Regional government of Umbria in order to publish COVID-19-related data.
Ho paura che con la fatidica fase 2 riprenderà abbrivio l’invincibile moto retrogrado di certa classe imprenditoriale italiana. Già sento CEO e manager nella mia bolla (o per meglio dire, tra gli italiani della mia bolla) dichiarare sornioni: sì, sarò all’antica ma io i miei collaboratori/dipendenti/consulenti voglio vedermeli attorno. E pazienza se questo significa gravare sul bilancio aziendale per implementare misure di sicurezza ulteriori adeguate a proteggere i lavoratori. Pazienza se questo significa non poterli proteggere adeguatamente, quei lavoratori, che saranno comunque esposti a un rischio di contagio in itinere.
Oggi non è solo il settantacinquesimo anniversario della Liberazione, ma è anche il “meno otto” alla fine del lockdown. Da una parte una piccola liberazione, ma che sentiamo acutamente sulla pelle; dall’altra la solennità del rito più sacro della religione repubblicana.
Che io abbia trovato soltanto ora, passata da un pezzo la mezzanotte, il tempo per fermarmi a scrivere due righe sull’Earth Day, è sintomatico. Le giornate, ci avevano promesso, si sarebbero diluite in quest’esilio forzato dal mondo che ci siamo imposti. Avremmo rallentato abbastanza da poter pensare, farci domande, imparare a guardare oltre l’orizzonte quotidiano degli eventi. Questo tempo, innegabilmente tragico, sarebbe stato però anche un approdo, temporaneo ma prezioso.
Ha una lista di firmatari più lunga di quella dei trattati di Vestfalia la lettera aperta ai decisori su “tracciamento dei contatti e democrazia”, a cura del Nexa Center for Internet & Society.
The incredible amount of fake news and misinformation that has spread through the world, at a much faster pace than the SARS-CoV-2 pandemic, tells us so much about ourselves. Experts have a word for it: infodemic.
Su Immuni e dintorni, un paio di riflessioni estemporanee:
Da questa crisi mi pare ormai evidente che ne usciranno bene due categorie di soggetti: quelli che disponendo di asset, competenze e network sapranno cogliere le migliori occasioni speculative sui mercati finanziari nei mesi (e negli anni) a venire; e quelli che sapranno reinventare il proprio business rendendolo dapprima COVID-resistant, e poi permanentemente digitale.
Rileggere “The Entrepreneurial State” di Mariana Mazzucato in tempi di pandemia.
Una preziosa amica, Vera Gheno, stamane su Facebook ci invitava a scrivere i primi tre termini che ci vengono in mente pensando al momento che stiamo vivendo. Così, prima di dire la mia scorro la lista dei commenti e noto che la maggior parte delle parole proposte fanno riferimento a stati d’animo legati alla sfera dell’Io: paura, attesa, sospensione, impotenza, introspezione, distacco, inquietudine.
Quest’anno non sono andato alla Maker Faire Rome.
Il digitale ha davvero trasformato l’azione collettiva in azione connettiva? Le grandi piattaforme globali, abitate non più dalla versione online del nostro io (concetto ormai di altre epoche, come insegna Luciano Floridi) ma dal nostro io in tutta la sua complessità mentre allarga gli interstizi tra digitale e fisico, abilitano davvero un modello nuovo di società?
Un recente paper su arXiv, ripreso poi dal MIT Technology Review, affronta il tema del carbon footprint digitale, con risultati che mi hanno sorpreso e preoccupato. L’addestramento di un modello di intelligenza artificiale di grandi dimensioni, nello specifico di quelli usati per la comprensione e la produzione del linguaggio umano (NLP), produce tanta anidride carbonica quanto cinque automobili dalla fabbrica allo sfasciacarrozze!
La proposta di Enrico Letta ha incontrato adesioni e dissensi, ma io personalmente non ho dubbi. Per me è sì. (E anzi oserei di più, abbasserei ancora la soglia.)
Chi ancora pensa in termini di dispositivi e di persone che li usano non ha capito nulla.
Qualche giorno fa in un dibattito pubblico in cui ho partecipato come relatore qualcuno dal pubblico sosteneva che dobbiamo, tutti noi, apprendere i rudimenti dell’informatica, intesa nella sua accezione più disadorna del saper utilizzare un computer.
La trasformazione digitale si governa partendo dal territorio. Think globally, act locally è un mantra che conserva invariata la sua pregnanza, a fortiori “dal di dentro” del cambiamento profondo che stiamo attraversando.
Che questo governo possa diventare l’incubatore di nuovi soggetti politici in grado di rinnovare la classica alternanza italiana, i segnali ci sono tutti. A sinistra un giano bifronte in cui potrebbe trovare spazio un misto di istanze democratiche e di esperienze antisistema, al centro un partito riformista d’ispirazione socialdemocratica e socialiberalista, a destra una destra populista, sovranista e relativamente ostile all’innovazione, tranne che sotto forma di nuove piattaforme securitarie.
Fare digitale significa pensare in termini di cooperazione. Di collaborazione. Di sinergie (permettetemi di usare una parola passata di moda).
Caldeggiare un governo di soli tecnici significa certificare il fallimento della politica, ammetterne l’incapacità a gestire la complessità del reale, e nello stesso tempo deresponsabilizzarla.
La Commissione Europea, attraverso la sua articolazione CEF Digital, ha appena annunciato il lancio della European Blockchain Service Infrastructure (EBSI), un’iniziativa congiunta fra la Commissione Europea e la European Blockchain Partnership con lo scopo di realizzare servizi pubblici basati sulla tecnologia blockchain.
La blockchain è particolarmente interessante come specimen del nostro rapporto malato con la tecnologia: un rapporto che è fatto di pensiero magico, fiducia cieca, adesione acritica, deresponsabilizzazione e improvvidi innamoramenti di apprendisti stregoni.
L’introduzione al coding per tutti, nelle scuole o nel lifelong learning, è un’occasione straordinaria per prendere confidenza con i sistemi simbolici e le pratiche che fondano la nostra società dell’informazione. A un livello profondo, il “flirt” dell’homo sapiens con la formalizzazione e l’astrazione del linguaggio e con il pensiero automatico ha radici che si perdono nella notte dei tempi. Da Pāṇini a Chomsky, abbiamo sempre cercato la strada per depurare quella che Lacan chiamava lalangue, la lingua-pensiero originaria, dagli elementi individualistici e inesprimibili.
Non capisco perché la proposta di chiamare gli iscritti ad esprimersi sulla candidatura di Conte susciti cotanto sdegno. Ogni partito disegna e implementa i propri processi decisionali nella maniera che ritiene più opportuna, e nessuna prerogativa del Capo dello Stato è lesa dal momento che i militanti non deciderebbero certo sulla nomina ma soltanto su una proposta.
Pretendere che il nostro Sud campi soltanto di turismo è ingiusto e paternalistico.
Non l’avevo notato prima, ma la funzione Memories di Facebook ci permette di censurare i ricordi che riguardano persone o date non gradite. Una sorta di rimozione 2.0?
Rileggere Ortega y Gasset in tempi di crisi di governo: la revocabilità sistematica della “decisioni irrevocabili”, la deresponsabilizzazione, l’apparato drammatico che dissimula la farsa.
Libra, la valuta digitale basata su blockchain (se la chiamate piattaforma di pagamento non l’avete capita) e sponsorizzata da un consorzio guidato da Mark Zuckerberg, è sotto la lente dell’Antitrust europeo, ci informa Bloomberg. Questa è l’ennesimo segnale che siamo di fronte a un progetto molto ambizioso ma anche ben concreto, su cui giustamente l’EU vuole chiarirsi le idee. Parliamo di integrazione di una valuta digitale, di servizi finanziari, di un ecosistema social con più utenti di quanti siano gli abitanti di Cina e USA messi insieme, di un e-commerce globale, di piattaforme predittive e di altro ancora. Del resto, Mark l’aveva detto chiaramente durante l’ultimo F8, la convention per developer che Facebook organizza ogni anno: lo scopo è tenere per più tempo possibile le persone all’interno delle applicazioni dell’ecosistema di casa Zuckerberg.
Che cos’è l’estimità e perché ci riguarda? Ne ho ritrovato una definizione accettabile nel sempre attuale La Repubblica del selfie (Rizzoli, 2015), di Marco Damilano, il quale però dimentica di dirci che il padre della parola (e dell’idea) è Lacan.
Gian Luca Comandini, born in 1990, degree in economics, in 2013 was already amongst the first in Italy to invest in two little-explored (at the time) trends: the blockchain and the social media. This made him one of the youngest innovation leaders, allowing him to co-found the trade association Assobit and the consulting and development company Blockchain Core.
Giuseppe Conte che prende metaforicamente a schiaffi Salvini dalla sua pagina Facebook, perché tanto «anche la corrispondenza d’ufficio tra la Presidenza del Consiglio e il Viminale viene poi riportata sui giornali e allora tanto vale renderla pubblica all’origine, per migliore trasparenza anche nei confronti dei cittadini», e lo accusa di “slabbrature istituzionali” scegliendo però una modalità di comunicazione che non è certo meno irrituale.
Il libro di John Kingdon, Agendas, Alternatives, and Public Policies, pubblicato nel 1984 (anno fatalmente orwelliano), resta tuttora un testo obbligatorio su due dimensioni fondamentali della politica: la formazione dell’agenda e la genesi dell’azione politica.
Ogni volta a Londra mi stupisco di quanto in fretta la città sia diventata la capitale gastronomica d’Europa.
Un recentissimo pezzo su The Guardian prova a dar conto con taglio non specialistico ma comunque con rigore di fondo delle incredibili difficoltà di cui è disseminata la strada verso l’adozione di dispositivi per la computazione quantistica (quantum computer, in breve).
RERUM COGNOSCERE CAUSAS, knowing the causes of things, has been the motto of the London School of Economics and Political Science since 1922. Here, following the best tradition of Anglo-Saxon rationalism, great care is taken to distinguish between causal links and mere statistical correlations. In other words, if during summer both the GDP and the energy consumption for cooling happen to increase, we cannot simply conclude that it is air conditioners which boost the economy!
ANCORA IMPARO: è incredibile quanti nel mondo anglosassone amino questo motto di cui “Michael Angelo” avrebbe adornato uno dei suoi ultimi disegni, e te lo citino perfino in italiano (probabilmente grazie alla volgarizzazione di Ralph Waldo Emerson).
Il traduttore di Google aveva fatto passi da gigante, dicevano. E allora mettiamolo alla prova.
Questa è una foto di Aldo Moro del ‘95, forse addirittura del ‘98.
Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi un disegno di legge in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.
Che tipo di società vogliamo costruire? Quella della sicurezza a tutti i costi (quindi della sorveglianza) oppure una in cui la privacy abbia ancora valore?
Ma davvero ci serve imparare a comprendere l’italiano, se ci basta programmare un’intelligenza artificiale perché lo faccia per noi?
Simona Riccio mixes a deep expertise in the agri-food industry (she has a penchant for organic farming) with well-rounded skills as a social media manager and the commitment of an innovation evangelist. She lives and works in Turin.
For quite a long time (almost a day) on July 3, 2019, it seemed that the world had fallen back to a pre-visual age.
In questa vicenda disgustosa la vera vittima è una sola: il nostro bistrattato Paese.
Emilia Garito, a computer scientist and an enterpreneur, is the organizer of the TEDxRoma, the leading TEDx conference in Italy, as well as being one of the top-tier Italian experts in open innovation, artificial intelligence and complex systems modelling.
Andrea Lisi is a well-renowned Italian lawyer who specializes in ICT law. In addition to the Lisi Law Firm, he coordinates the Digital & Law Department and D&L NET organizations; on top of this, he is the Secretary-General of ANORC (National Association for Operators and Managers of Digital Preservation, a nonprofit organization founded in 2007) and the President of ANORC Professioni and as well as being the creator of the DIG.Eat, a large convention that is held every year in Italy.
Credevate che parlasse di principati e dei modi per acquistarli «con l’arme proprie e virtuosamente», il buon vecchio Segretario fiorentino?
Ricordo benissimo la fine del Ramadan 2016 (anno 1437 dall’Egira). Ero a Sarajevo, città di frontiera se mai ce n’è stata una, anzi città che ha introiettato la frontiera.
Blockchain e immutabilità del dato: bufala o verità?
Marisa is an alumna of the renowned LUISS Guido Carli University in Rome. After graduating in Economics and Management she has served as a project manager in major consulting firms and in the public sector. She also authored several publications and textbooks in economics and leadership.
Sono a Malta per partecipare al Malta AI & Blockchain Summit 2019, mi guardo intorno e mi salta all’occhio il contrasto marcato, anzi la divergenza tra due modi di offrire uno stesso servizio: il trasporto via mare, il ferry-boat.
A Roma l’elemosiniere del papa, il cardinale Konrad Krajewski, che nella nativa Łódź forse faceva l’elettricista, si cala personalmente in un pozzetto, toglie i sigilli al contatore e restituisce acqua calda e luce ai 450 occupanti di uno stabile in via Santa Croce in Gerusalemme.
Facebook chiude 23 pagine capaci di diffondere a oltre 2 milioni di fan «informazioni false e contenuti divisivi contro i migranti, antivaccini e antisemiti, a ridosso delle elezioni europee». Pagine, pare, create e fatte crescere in aperta violazione dei termini d’uso della piattaforma.
William Nonnis has been a professional Full Stack Developer since 2000. He has developed a large portfolio of applications and websites for the Italian Ministry of Defense and other public administrations.
Combinando lo stream di videocamere liberamente accessibili su Internet, alcune migliaia di foto profilo pubbliche raccolte sui social, ed il servizio di riconoscimento facciale di Amazon (un classico esempio di Machine-Learning-as-a-Service), i ricercatori del Privacy Project del NYT riescono a ricostruire i movimenti giornalieri di un uomo nella folla. Spendendo non più di 100$.
Data are the liquid equivalent of ye olde means of production.
Is it possible to be truly unbiased when telling “facts”? Is it possible to communicate without implying at least a hint of a Weltanschauung, of a value system, of a hypothesis? Without some kind, as messy as you want, of a priori? Not even the mathematicians succeed in that, let alone the rest of us. Also the highly-praised American factfulness is but the expression a civic and democratic duty to expose corruption in the best case, otherwise it is downright endorsement of the status quo, that is, hegemonic storytelling. Where is your objectivity now?
Ieri si sono riempiti tre quarti di secolo da quel giorno delle Fosse Ardeatine.
Ogni voce carismatica è il prodotto di un progetto di comunicazione, più o meno consapevole, più o meno esplicito.
Dietro l’interesse mainstream per la blockchain credo ci sia, oltre al fascino libertario delle criptovalute, l’allure di un certo modello di società che la blockchain stessa presupporebbe.
Sull’accoglienza ho già detto come la penso: non sto con chi vuol cingere l’Europa di muri.
Non affermo che la parola d’ordine ben riuscita, l’invettiva icastica, la locuzione accattivante manchino di illecebra. Non nego l’efficacia di uno slogan, di solito ben ingegnerizzato per la facile assimilazione dal nostro metabolismo intellettuale.
Sbaglio, o negli ultimi anni di open source non ne parla più nessuno?
Memoria non è semplicemente ricordo. Memoria è prendere coscienza che l’uomo è fatto in un certo modo, è capace di certe cose.
Chris Anderson, in un vecchio pezzo su WIRED, scrive
Quando si parla di hacking/hackers qualcuno storce il naso, ché qui da noi della parola si è sedimentato appena il senso più scadente, a indicare chi si infiltra, esibendo un certo grado di perizia tecnica, nei sistemi informatici altrui.
Quanto crescerà Internet nei prossimi anni? Come cambia il traffico?
How much will Internet grow in the next years? Which changes will the IP traffic undergo?
L’ultimo di Alessandro Baricco, The Game, specie di peana al meraviglioso mondo della rivoluzione digitale vista attraverso la lente della gamification, a voi è piaciuto?
Mi piace la scrittura dei social, in bilico tra la memoria (perenne) del mezzo digitale e l’attenzione (avara) del malcapitato che legge; parole di continuo sollecitate alla ripetizione, in un gioco di rimandi che non sai mai quale direzione prenderà, tra l’ecolalia e la convergenza interminabile (e ovviamente corale) alla conoscenza.
La ricerca sull’intelligenza artificiale risponde a un sogno antichissimo dell’uomo, quello di comprendersi nella sua interezza e di “farsi” a propria immagine. Come scrissi in un articolo sul pensiero automatico, c’è un fil rouge che collega il trattato Aṣṭādhyāyī di Pānini, dove è già in nuce la notazione di Backus-Naur, gli artifici mnemonici di Lullo e le macchine calcolatrici di Pascal e Leibniz, il Golem delle leggende boeme e gli algoritmi di deep learning.
La verità sta nella ricerca, nella critica, nell’esercizio del dubbio. Nell’approssimazione interminabile, quella che piaceva a Niccolò da Cusa, e che chiede fatica, mediazione, umiltà.
L’età digitale vedrà il fiorire di un tipo nuovo di uomo universale.
L’invettiva di qualche anno fa puntualmente rinnegata dallo slogan di oggi. Vicende non nuove («si vede per esperienzia, ne’ nostri tempi, quelli Principi aver fatto gran cose, che della fede hanno tenuto poco conto»: Machiavelli); ma che l’età digitale complica in un gioco potenzialmente illimitato di rimandi.
Il termine “governance” deriva etimologicamente dal verbo greco κυβερνάω, che indica l’atto di condurre una nave. Il κυβερνήτης è, semplicemente, il timoniere. A sua volta la parola greca affonda probabilmente le sue radici in un substrato anteriore, mediterraneo (secondo Robert Beekes).
Cinquant’anni dal ’68 significa anche cinquant’anni dalla stagione luminosa di Praga, estinta nella notte tra il 20 e il 21 agosto dai tank del patto di Varsavia.
Davvero la politica si è ridotta a cassa di risonanza della pancia degli Italiani?
La conoscenza del mestiere, la perizia tecnica, il “come si fanno le cose” che non sa però dire il senso e il fine del lavoro sono quel che i greci chiamavano “banausia”: pura meccanica.
The tricks of the trade, the technical expertise, the “how things are done”, if unable to convey the meaning and purpose of the job, are what the ancient Greeks used to call “banausia”: dull mechanics.
La tesi dell’articolista della Harvard Business Review è chiara: nel prendere decisioni e fare valutazioni gli algoritmi sarebbero di gran lunga più imparziali, più accurati e più efficienti di noi umani. Quindi, ne è la conseguenza appena suggerita, il loro impiego tenderebbe a lenire le discriminazioni sociali, non ad aggravarle.
Dacché eravamo genitori, tali per ruolo e non per sesso, torniamo ad essere padri e madri.
The HRB columnist’s position is clear: “algorithms are less biased and more accurate than the humans they are replacing”. Hence, their use lends itself to alleviating social inequality, rather than to making them worse (this point is hardly touched upon, however).
Ottantacinque: in tanti alla stazione di Bologna il 2 agosto trovano la morte. Di anni ne sono passati trentotto.
Esce per Mimesis Edizioni in traduzione italiana la tesi di dottorato di Sébastien Broca, Utopie du logiciel libre (per chi gli aveva dato un’occhiata nel 2013).
Mentre da noi si discute scompostamente di crisi istituzionale, l’Irlanda esprime, attraverso il libero e democratico voto dei cittadini, il ripudio di una legislazione sull’aborto assurdamente punitiva e figlia dell’oscurantismo in cui il Paese si è dibattuto per secoli.
Alla vigilia del Ramadan mi piace ripetere che sulla spartitura tra “noi” e “loro” io non ci sono mai stato, e non ci starò mai. Vivere per anni in uno dei quartieri più multiconfessionali d’Italia (Torpignattara, a Roma) mi ha dimostrato che costruire un dialogo tra istanze e “lògoi” diversi non soltanto è possibile, ma vitale; se non vogliamo un futuro fatto solo di muri, di ghetti, di monadi smarrite nell’incomprensione reciproca.
In una lunga risposta alle critiche suscitate dalla sua Amaca sugli “episodi di intimidazione di alunni contro professori”, Michele Serra parla dei meccanismi di diffusione delle informazioni sui nuovi media e tocca un nervo scoperto.
Qualche giorno fa il giovane cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha proposto di vietare ai minori di indossare il velo, con la motivazione che a tutti i ragazzi vanno garantite opportunità uguali. Principio sacrosanto, ma la questione qui è: strappare una giovane donna (o un giovane uomo) alle proprie radici, al tessuto culturale a cui per nascita o per sorte appartiene, siamo sicuri che sia “giusto”?
Rileggendo (noblesse oblige) il libro di Macdonald, peraltro di recente edito in italiano da Piano B Edizioni, mi chiedo se parlare di divulgazione della cultura non resti a tutt’oggi un ossimoro.
Si apprende che l’assemblea capitolina, col dichiarato intento di voler “salvaguardare la linearità di percorso di un bisogno educativo”, si fa promotrice di un’azione affinché restino a scuola i bambini regolarmente iscritti all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia i cui genitori non avessero ancora assolto l’obbligo di vaccinazione.
Alla Manchester Art Gallery spediscono in magazzino Ila e le ninfe, graziosa fantasia preraffaellita di John William Waterhouse, offrendo al pubblico, al posto della nudità tutto sommato anodina delle ragazze, la nudità enigmatica del muro. E invitando poi i visitatori a commentare l’iniziativa per mezzo di post-it appiccicati nello spazio vuoto (anche la nudità del muro conturba, si vede).
Let it not be forgotten that during the Republic Rome was, strictly speaking, two Romes: the Senate and the people. State-unification never got beyond a mere setting up of communication between groups which remained strangers one to the other. Hence it was that the Empire, when threatened, could not count on the patriotism of the others, and had to defend itself exclusively by bureaucratic measures of administration and warfare.
Non c’è dubbio che oggi i sistemi democratici manifestino inequivocabili segni di stanchezza; mentre le lusinghe di altre forme di ordinamento, meno gravate di vincoli, si fanno più insistenti in un mondo che esige contemporaneamente prontezza di riflessi e capacità di visione a lungo termine. E il pericolo, intrinseco nel suffragio universale, che il popolo smarrisca il senso della sua sovranità e la propria coscienza dialettica per farsi sedurre dal demagogo di turno non possiamo certo nascondercelo.
Tra le proposte fiorite in questo inizio campagna elettorale qualcuno ha suggerito di eliminare la vaccinazione obbligatoria. L’episodio, che mi auguro resti un hapax sciagurato, deve però indurci riflettere su quanto stia crescendo il rischio derivante dall’aprire al dibattito politico certe materie e certi valori (salute ed ambiente, ad esempio) che non sembrerebbero passibili di trattative; specie in un clima di sfiducia, generalizzata e populisticamente agita, nei confronti del sapere scientifico e dei suoi campioni.
«Τὰ τῶν φίλων κοινά, sono comuni le cose degli amici.»
La diversità culturale genera sempre sviluppo, purché non si voglia cercare ad ogni costo una riduzione a fattor comune: infatti neppure la contrapposizione di discorsi l’uno all’altro irriducibili, di “dissòi lógoi”, può conferire ad alcuna delle parti il diritto di forzare l’altrui omologazione al proprio sistema di cultura.
Dans quelle mesure organiser, structurer et mettre à disposition l’accès à l’information numérique est faire de l’architecture?
To which extent is organizing, structuring, and accessing digital information actually architecture?
It goes without saying that a professional network is a vital component to a successful career. At its fullest, a well-bred network can lead us to a better and more satisfying life. Hence, it is crucial that we know how to grow and how to mantain our network.